
Fate la nanna – il metodo Estivill, opinioni e controindicazioni
A ogni neomamma è capitato, dopo una terribile notte insonne, di leggere o che le venisse consigliato di acquistare il controverso libro di Eduard Estivill, Fate la nanna. Basta una piccola ricerca online per rendersi conto dei commenti contrastanti dei genitori che hanno provato a fare addormentare il proprio neonato secondo questo metodo: alcune mamme parlano di un testo addirittura violento, che rende i bambini insicuri e li traumatizza, altre invece, dopo aver adottato alcuni consigli trovati in Fate la nanna, sono riuscite a portare i bambini a dormire da soli in serenità.
Fate la nanna: il metodo Estivill
Nel giro di pochi giorni il bambino dormirà tutta la notte: questo promette il libro di Estivill che si rifà in verità a una teoria del pediatra Richard Ferber, direttore del Center for Pediatric Sleep Disorders di Boston e pubblicato nel 1985 nel libro Solve Your Child’s Sleep Problems. Come dunque far fare la nanna ai bambini in autonomia? A grandi linee funziona così: si introduce una routine della sera, come il bagnetto, il pigiama, la lettura di una storia. E fin qui, siamo tutti d’accordo. Poi si mette il bimbo nel lettino nella sua cameretta, lasciando subito la stanza. Se il piccolo piange lo si lascia solo per un periodo di tempo controllato che va di volta in volta ad aumentare (3 minuti, poi 5, poi 10). Quando la mamma o il papà tornano nella stanza non dovranno prendere in braccio il bambino, ma confortarlo senza sollevarlo. In questo modo il bambino dovrebbe rendersi conto che piangere non serve a nulla e quindi si addormenterà da solo. Solo per mamme toste. Se siete un cuore di burro come me però, beh… fallirete al primissimo tentativo! Giacomo, il mio bimbo di 1 anno, dorme ancora in camera con noi, nel suo lettino e tutta la notte di filata da un paio di mesi, ogni tanto verso mattina si mette in piedi e mi chiama: “Mamma!”, come a dirmi portami nel lettone. E io, con sua grande felicità (e anche mia e del suo papà) lo accontento, così da goderci un’oretta di coccole prima della sveglia mattutina. Sarà un errore? Le paure nel separarci sono mie o sue?
Fate la nanna: le opinioni
Visti i miei dubbi, ho chiesto consiglio alla nostra Psicoterapeuta Germana Cavallini sul discusso Fate la nanna. Sentiamo che ne pensa: “L’addormentamento è sempre un passaggio importante per il bambino poiché è il momento di passaggio tra la veglia e il sonno, tra il controllo razionale degli eventi che accadono intorno a una fase in cui ci si abbandona all’inconscio e ai suoi prodotti onirici. Dall’età di 6 mesi il bambino comincia a sperimentare l’ansia da separazione e, in particolare nel momento della nanna e durante i risvegli notturni, egli sente il bisogno di essere rassicurato e confortato dalla presenza fisica del genitore. Quanto più si risponde al bisogno di conforto del bambino, tanto più egli svilupperà un attaccamento sicuro. Il tanto discusso metodo Estivill proposto nel libro Fate la nanna del 1999, mira a far estinguere al bambino i comportamenti indesiderati, in sostanza viene consigliato ai genitori di lasciare piangere per alcuni minuti il bambino senza soccorrerlo, se non parlandogli da un’altra stanza, in modo che il bambino apprenda che il suo pianto non produce l’effetto desiderato e quindi il piccolo smetta di usarlo”.
Ma in questo modo, ho chiesto alla dottoressa, non facciamo sentire il bimbo abbandonato? [blockquote] “Considerato che per i bambini fino ai 3/4 anni è normale il bisogno del contatto fisico che dona conforto durante i risvegli notturni, è importante sottolineare che il pianto ignorato mina la sicurezza del bambino sull’efficacia del suo pianto, cioè sul sistema che da sempre lui ha imparato ad usare per esprimere paure e disagi e che la risposta emotiva dell’adulto insegna a regolare” [/blockquote]
Fate la nanna: Estivill ritratta, piangere scatena lo stress
“Ricerche accreditate”, ha proseguito la dottoressa Cavallini, “rivelano come l’essere ignorati quando si piange produce nei bambini alti livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) che regola la produzione di altri ormoni non ancora completamente sviluppata nel bambino di 3/4 anni. Si è notato invece che bambini confortati e accolti nella loro richiesta d’aiuto risultano essere adulti che possono più facilmente gestire il loro livello di stress. Altri studi hanno dimostrato che esiste una correlazione tra soddisfazione del bisogno di contatto nel bambino e aggressività nell’adulto. Anche l’Associazione dei Pediatri Italiani ha espresso parere sfavorevole nei confronti del metodo sopra citato sottolineando possibili conseguenze psicologiche negative”. In più, come sottolineato dallo stesso Estivill in un’intervista del 2012, in cui ritratta parzialmente i consigli dati dal libro Fate la nanna: [blockquote] “Nel cervello dei bambini c’è un gruppo di cellule che è il nostro orologio biologico e che ci indica che dobbiamo dormire di notte e stare svegli durante il giorno. Come altre strutture del cervello infantile, questo orologio biologico alla nascita è immaturo. Pertanto i bambini dormono a tratti e, fino a sei mesi di età, non possono dormire di fila per tutta la notte. I bambini dormono a tratti e, fino a sei mesi di età, non possono dormire di fila per tutta la notte” [/blockquote]
Nanna serena: cosa fare
Cosa consigliamo quindi ai genitori prede di notti insonni? Di avere pazienza e accogliere i bisogni dei propri bambini con amore e tenerezza. “Solo rispondendo in modo empatico al bisogno di contatto e rassicurazione dei bambini”, conclude la psicoterapeuta, “potremo avere domani adulti emotivamente competenti e capaci di riconoscere il valore degli affetti per i loro simili”.
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