
Perché dobbiamo essere nemiche e non alleate? Di Giada Sundas
Qualche giorno fa sono stata al supermercato.
Erano quasi le 18 e lo spazio era pregno di carrelli ricolmi e cestini blu con il manico trainati qua e là. Con me c’era Mya, seduta sul seggiolino del carrello, che, mentre pesavo la frutta, mi stava spiegando perché Gattoboy è il suo superpigiamino preferito.
Poco più avanti, vicino al banco frigo, si sentiva il pianto di un bambino. Dapprima un lamento sconnesso poi trasformatosi in un vero e proprio attacco isterico.
[blockquote]Avvicinandomi ho visto che, in disparte, dietro ad un bancale di fustini di detersivo, una mamma come me stava cercando di calmare la sua bambina, che aveva si e no l’età della mia, che piangeva convulsamente perché lì, in quel supermercato, non avevano i carrelli piccoli. [/blockquote]
Piangeva forte e instancabilmente, un pianto di volume crescente per schermare la voce della mamma che in quel momento tentava di calmarla spiegandole che quando sarebbero andate nell’altro negozio, avrebbero preso il carrello piccolo.
La bimba sembrava non volerne sapere, ormai arrivata a quel punto di non ritorno tipico della stanchezza, della noia e dell’età difficile. Attorno a loro, almeno venti paia di occhi, per lo più femminili, stavano osservando lo spettacolo con biasimo, giudizio e superiorità, qualcuno si è anche preso la briga di sottolineare l’incapacità di impartire l’educazione di quella mamma, come se pochi istanti di un’intera vita visti in un particolare contesto fossero rilevanti per individuare chi abbiamo davanti.
[blockquote]Mi sono chiesta perché, perché dobbiamo essere nemiche e non alleate in questo percorso. Loro non erano madri? Non si ricordavano quanto è difficile gestire un bimbo piccolo? E se non lo erano, perché si sentivano in dovere di sdegnarsi per qualcosa che non potevano capire se non indirettamente?[/blockquote]
La frustrazione di quella donna la si poteva vedere aleggiarle intorno, in un grosso pulviscolo che le fluttuava sopra la testa, schiacciata tra l’incontrollabilità della figlia e la pesantezza del giudizio, mentre con gli occhi cercava di non incrociare quelli degli altri per non doversi giustificare.
Ho guardato mia figlia, seduta tranquilla sul seggiolino. Mi stava chiedendo se potevo comprare i Baby Bel, mentre da dietro mi arrivava la lama del pianto isterico di un’altra bambina.
Non mi sono sentita superiore, non ero felice che la mia, di figlia, fosse tranquilla e pacata, non ho avuto bisogno di ostentare la mia magnificenza materna. I miei successi non li misuro su gli insuccessi degli altri.
Ho girato il mio carrello e mi sono avvicinata a quella mamma, sulla sua schiena erano piantate migliaia di frecce scoccate dagli occhi del giudizio, accumulate negli ultimi due anni. Come sulla mia.
– Sai, – le ho detto una volta vicina – la mia a volte fa anche peggio. –
Lei, presa alla sprovvista da quell’improvvisa confessione, ha riso. Un sorriso spontaneo e sincero il quale riverbero si è protratto a lungo, allentando la frustrazione e, poco a poco, lenendo il pianto della sua bambina.
Io, invece, ho comprato i Baby Bel.
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Chi è Giada Sundas.
Leggi il diario di gravidanza di Giada, per farti una risata per ognuna delle 40 settimane!
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